Legge di bilancio: il mio intervento

Legge di bilancio, risorse tolte alla sanità per dare mance e mancette

19 miliardi: queste sono le risorse che mancano da qui al 2030 per provare a risollevare il sistema sanitario nazionale. Questa, e lo dico con grande preoccupazione e rammarico, è una legge di bilancio molto lontana dalle necessità della sanità pubblica con interventi ampiamente insufficienti.

Il mio intervento in Parlamento

 

Giovedì 19 dicembre sono intervenuta in Aula nel corso della discussione generale alla Camera dei Deputati sulla legge di bilancio.

Qui il testo del mio intervento.

Una seduta iniziata in ritardo perché nessun esponente del Governo si è presentato puntuale all’appuntamento: questo il rispetto che il Governo ha per il Parlamento. Nel mio intervento, ho affrontato i temi che mi competono, sul servizio sanitario nazionale e sulla sanità. Di fatto, il Governo aggiunge solo 1,3 miliardi rispetto a quanto già stanziato lo scorso anno. Nonostante le scenette con la calcolatrice in televisione – un insulto ai 4 milioni e mezzo di italiani che rinunciano alle cure – vi è un’evidente riduzione degli investimenti per la sanità rispetto al PIL e il motivo è chiarissimo: il rafforzamento del servizio sanitario nazionale e la tutela della salute non sono una priorità per questo Governo. Il fondo sanitario nazionale è sceso al minimo storico e il resto, molto spesso, sono bugie raccontate a reti unificate: sono bravissimi a investire su opere faraoniche, come il ponte sullo stretto, o propagandistiche, come il centro in Albania. D’altra parte, l’articolo 47 sulla sanità è uscito dalla Commissione Bilancio peggio di come è entrato: la Maggioranza ha tolto 469 milioni di euro, per finanziare altre opere a discapito della sanità pubblica. Mance e mancette che non servono a nulla se non a creare un veloce consenso, definanziando la sanità pubblica per favorire quella privata, quella che si possono permettere solo ricchi e benestanti.

Proposte bocciate

Come opposizioni, come Partito Democratico, abbiamo fatto proposte motivate, ma sono state tutte bocciate, con cinismo e indifferenza: l’aumento a 5,5 miliardi nel prossimo triennio dei fondi per il sistema sanitario nazionale, i 400 milioni per nuove assunzioni e il milione sulla prevenzione. Erano piccoli segnali non ancora sufficienti per raggiungere la media europea del 7,7% del PIL, ma che sarebbero stati un passo avanti importante per segnare una strada nuova.

Il “de profundis”

Il servizio sanitario nazionale non è un lusso e neppure un peso, ma un investimento sul futuro del Paese e sulla sua competitività. Da qui, dalle politiche pubbliche, passa la maturità di una civiltà e la dignità di tutti i cittadini. Questa legge di bilancio, invece, suona il “de profundis” per la sanità italiana, al di là dei proclami e dei toni trionfalistici su inesistenti investimenti record.