Il diritto alla felicità

Giornata internazionale delle persone con disabilità: più risorse e una legge per i caregiver.

Nella “Giornata Internazionale delle persone con disabilità”, vorrei portare l’attenzione sul tema della solitudine, che troppo spesso va di pari passo con quello della disabilità. Una condizione che tocca le singole persone, ma, ancora di più, famiglie e caregiver e che si riflette, poi, in una scarsa inclusione sociale.

Il diritto a essere felici

Garantire a tutti la piena partecipazione alla vita civile, sociale e politica, è un compito fondamentale, perché significa investire sulla capacità delle persone con disabilità in una prospettiva non esclusivamente assistenzialista. L’obiettivo di vita, come per tutti, è la felicità. Un termine che, ultimamente, sembra scomparso dall’orizzonte dei nostri dibattiti, ma che, invece, è centrale. Il contrasto alla solitudine, infatti, parte, prima di tutto, da una maggiore consapevolezza rispetto alle ricchezze e alle potenzialità di ogni persona e garantire una presa in carico complessiva e non frammentata della realizzazione dei singoli progetti di vita, stando al fianco delle famiglie, alleggerendole da un lavoro di cura eccessivo, dando loro la possibilità di immaginare un futuro sereno per se stessi e per i propri cari, è un modo proprio per parlare di felicità. Servono più risorse e più attenzione ai diritti, perché in Italia siamo indietro anni luce, tra la riproposizione di modelli assistenziali-caritativi e l’abbandono di reali politiche di inclusione, come se la presenza di una persona disabile fosse esclusivamente un problema della famiglia.

Il “Rapporto sulla disabilità”

A nove anni dalla scadenza dell’Agenda 2030, il “Rapporto sulla Disabilità e lo Sviluppo 2024” dell’Onu, pubblicato lo scorso 20 novembre, mostra che le persone con disabilità non sono al centro delle attenzioni pubbliche. Indipendenza finanziaria, assistenza, accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, sicurezza alimentare, istruzione di qualità inclusiva, eguaglianza di genere, mobilità accessibile, lavoro dignitoso: nonostante le tante belle intenzioni, assistiamo ultimamente a un peggioramento di tutti questi processi, una situazione in cui diventa oggettivamente impossibile garantire la realizzazione di progetti di vita in linea con le aspettative e il pieno esercizio dei diritti fondamentali. Pensiamo solamente alle difficoltà che ogni genitore di un bambino o una bambina con disabilità deve affrontare quotidianamente per garantire socialità, attività sportiva e affettiva ai propri figli, tra trasporti spesso deficitari, permessi lavorativi a singhiozzo, diritti sempre da chiedere e mai da dare per assodati. Si tratta di percorsi complessi e personalmente posso dire di avere avuto la fortuna – e averla tuttora – di potermi confrontare con esempi meravigliosi per impegno, dedizione, consapevolezza di persone con disabilità e dei loro famigliari. Per questo, vorrei che la Ministra Locatelli, in sede di esame della legge di bilancio, trovasse il coraggio di chiedere e ottenere maggiori risorse e che si approvi finalmente una legge, equa e inclusiva, per il riconoscimento e la valorizzazione dei caregiver familiari, milioni di persone, di donne per lo più, che per ragioni affettive, per scelta, ma il più delle volte anche per necessità, si prendono cura dei propri cari.

Io sono stata abituata a pensare che il progresso, i diritti, le possibilità debbano essere per tutti o, altrimenti, non lo sono per nessuno. Includere la disabilità nel contesto sociale non è un fattore positivo solo per quella persona, ma per un’intera comunità.