Su Legge delega spettacoli dal vivo serve coinvolgere sindaci e territori
Su legge delega spettacoli dal vivo occorre coinvolgere sindaci e territori.
Prima dell’interruzione dei lavori, sono intervenuta in Aula su un tema di cui, da amministratrice locale, mi sono occupata, con passione. Con l’ennesima proroga del termine per l’esercizio delle deleghe sullo spettacolo dal vivo, infatti, l’impressione è che il Governo porti avanti il solito “colpo di mano“, calando dall’alto una presunta riforma senza il necessario confronto con i territori e gli attori coinvolti.
Il settore dello spettacolo è uno di quelli che ha pagato il prezzo più alto durante il periodo pandemico e ora ha bisogno di essere sostenuto e rilanciato. Parliamo di un comparto che impiega circa 367mila operatori, di cui solo una parte è a tempo indeterminato: si tratta di persone, per la maggior parte, under 30, che contribuiscono alla crescita culturale del Paese, investendo sulla creatività, sui talenti, sull’ingegno. Parlare di codice dello spettacolo, dunque, significa parlare della bellezza dei nostri teatri, dell’identità dei territori, della promozione della cultura, della dignità degli operatori, che hanno bisogno di indennità di discontinuità, di equo compenso, di contratti di lavoro adeguati. In questo quadro, le Fondazioni sono nate per volontà dei territori, non sono una proprietà del Governo ed è indispensabile che i sindaci e gli amministratori vengano coinvolti in tavoli di confronto per giungere a un nuovo codice dello spettacolo, condiviso e partecipato.
Insieme ai colleghi deputati della nostra Regione – Virginio Merola, Andrea De Maria, Stefano Vaccari, Ouidad Bakkali, Paola De Micheli, Maria Cecilia Guerra, Andrea Gnassi e Andrea Rossi – ho dunque chiesto un impegno al Governo per rilanciare un confronto con il settore e avviare un tavolo di lavoro con i territori, a partire dalla Fondazione Teatro Comunale Bologna, anche per dare risposta ai sindaci che hanno scritto al Ministro, raccogliendo la loro preoccupazione. Il nostro obiettivo deve essere quello di avere un codice dello spettacolo che possa, da un lato, efficientare il settore, ma, dall’altro, rafforzarne la responsabilità e le figure di gestione, valorizzando i ruoli protagonisti di direzione e di governance delle strutture, nel rispetto dell’autonomia delle Fondazioni stesse e dei soci, senza alcuna prevaricazione o decisione presa nelle stanze romane.