Il Governo recupera 8 miliardi tagliando le pensioni dei dipendenti pubblici
Pensioni dei dipendenti pubblici: la bozza della legge di bilancio presenta tagli inaccettabili. L’allarme della Federazione Veterinari Medici e Dirigenti sanitari.
“Una manovra che, tra le altre cose, pone dubbi di di incostituzionalità in merito alla riforma fiscale e alle pensioni dei dipendenti pubblici”: concordo pienamente con quanto espresso del Presidente della Federazione Veterinari Medici e Dirigenti Sanitari, Aldo Grasselli.
La deputata dem reggiana, Ilenia Malavasi, commenta così la dura presa di posizione della FVM, che tramite una lettera a firma del proprio presidente, invita le forze politiche a intervenire con opportuni emendamenti in Commissione per sventare una vera e propria discriminazione ai danni dei dipendenti pubblici.
Quanto prospettato in legge di bilancio danneggia le pensioni del personale dipendente e della sanità pubblica in particolare. È ovvio che queste modifiche influiranno nella decisione da parte dei sanitari di lasciare gli ospedali e i servizi sanitari pubblici, aggravando una situazione già molto critica.
Di cosa parliamo? La bozza di legge di bilancio presentata dal Governo ripropone un provvedimento già annunciato e poi ritirato lo scorso anno, cioè il taglio dei rendimenti della parte retributiva delle pensioni, in particolare dei dipendenti della sanità e degli enti locali. Per i dipendenti pubblici, tutti i contributi sia di parte datoriale sia a carico dei dipendenti vengono da sempre sottratti preventivamente dalle risorse contrattuali. In particolare, gli aumenti contrattuali vengono decurtati per alimentare gli accantonamenti previdenziali, inoltre il 33% delle retribuzioni viene destinato per la pensione futura.
Le pensioni sono accantonamenti di salario di proprietà dei lavoratori e non possono certo servire al Governo per fare cassa e premiare gli evasori fiscali. Tagliare i rendimenti significa violare le regole e non rispettare le condizioni previste per coloro che hanno riscattato i periodi di studio sulla base di criteri che adesso il Governo vuole sconfessare. Ciò che prevede la maggioranza è inaccettabile per centinaia di migliaia di lavoratori e certamente porterà a un aspro contenzioso, che in questo momento non possiamo in alcun modo permetterci. Tutto questo, dal mio punto di vista, è ulteriormente preoccupante perché favorirà, di fatto, l’esodo dei dipendenti pubblici alla prima data disponibile. Nelle pieghe di queste disposizioni si nasconde così l’ulteriore colpo che il Governo – che persegue nel suo arrogante atteggiamento di umiliare il dibattito parlamentare a colpi di Decreti legge e voti di fiducia – intende assestare al già compromesso Sistema Sanitario Nazionale. Il cui progetto di smantellamento è ormai evidente anche agli occhi di chi finora non ha voluto vedere.