SSN al collasso: intervento in Aula
Mozione in Aula a sostegno del Servizio Sanitario Nazionale: intervento dell’On. Ilenia Malavasi a nome del Gruppo PD.
Martedì 17 ottobre sono intervenuta in Aula, a nome del mio Gruppo, nel corso della discussione concernente l’esame delle mozioni presentate in merito alla salvaguardia del Sistema Sanitario Nazionale.
Il Servizio Sanitario Nazionale è arrivato al capolinea, come afferma la Fondazione GIMBE nel suo “VI Rapporto sul Sistema sanitario nazionale“: i princìpi su cui si fonda o forse si fondava – universalità, uguaglianza, equità – sono stati ormai traditi e sostituiti da interminabili tempi di attesa, affollamento dei pronto soccorso, impossibilità di trovare un medico o un pediatra vicino casa, inaccettabili disuguaglianze tra Nord e Sud che portano a un’importante migrazione sanitaria, all’aumento della spesa privata, fino all’impoverimento delle famiglie e alla rinuncia alle cure. Servirebbero riforme coraggiose a tutela della sanità pubblica, perché il tempo delle manutenzioni ordinarie è finito.
Con il Ministro Speranza, a fronte dell’emergenza pandemica, dal 2020 al 2022 sono stati stanziati 18 miliardi di euro aggiuntivi rispetto al 2019 e il livello della spesa sanitaria ha superato il 7% del prodotto interno lordo, mentre attualmente il rapporto spesa sanitaria/PIL è in rapida decrescita, passando dal 6,7% del 2022 al 6,4% del 2025: una percentuale decisamente al di sotto della media europea. Basta bugie, dunque, basta dire che questo governo ha fatto il più grande investimento in sanità pubblica, perché non è vero: il dato numerico assoluto, pari a 136 miliardi, non ha infatti nessun senso se avulso dal contesto, dall’aumento dei prezzi e della inflazione.
In questo quadro, ci verrebbero in aiuto le risorse importanti stanziate dal PNRR: peccato che anche nella bozza del Piano di revisione del Governo abbiamo visto sono tagli. La verità è che siamo al collasso anche sul fronte del personale, dove mancano 15.000 medici e va ancora peggio con gli infermieri, ma la parola “assunzione” non c’è nella NADEF, non c’è nella legge di bilancio e non c’è nemmeno l’impegno ad eliminare il tetto di spesa sul personale, così anacronistico da essere ancorato alla spesa del 2004. La promessa di rivalutare il trattamento economico di tutto il personale medico e sanitario è rinviata a futura memoria, nonostante le retribuzioni dei medici siano al terz’ultimo posto in Europa.
Investire sul personale con nuove assunzioni è l’unico modo per affrontare il problema delle liste di attesa, ma per questo stesso problema si promuove invece la sanità privata: per abbattere le liste di attesa, infatti, il governo Meloni ha trovato 600 milioni in più, facendo diventare lo Stato il principale cliente del sistema privato, sdoganando in modo surrettizio la privatizzazione del sistema sanitario nazionale, sul modello di alcune Regioni governate dal centrodestra. Peccato che la sanità privata integrativa non abbia gli obblighi di quella pubblica, non abbia l’obbligo dei LEA e possa selezionare i pazienti e anche le prestazioni. Al Servizio sanitario rimangono invece in carico la prevenzione, la gestione delle cronicità e tutta l’attività di emergenza e urgenza.
Per questo motivo, abbiamo proposto una mozione e per lo stesso motivo andremo in piazza, il prossimo 11 novembre, per ascoltare – cosa che non fa questo Governo – la voce e la preoccupazione dei cittadini italiani, di 5 milioni di persone che quest’anno non sono riusciti a curarsi, perché dietro quei numeri ci sono persone in carne e ossa, uomini e donne, giovani e anziani, bambini e ragazzi, che chiedono di farci carico delle loro preoccupazioni, delle loro speranze e dei loro diritti.