Il “DL Cutro” un ostacolo al lavoro degli Enti Locali
Condivido quanto dichiarato da Luca Vecchi, presidente ANCI Emilia-Romagna e sindaco di Reggio Emilia, e Massimo Masetti, assessore a Casalecchio di Reno e delegato per l’associazione regionale dei Comuni all’Immigrazione e alle Ludopatie: il modello emiliano-romagnolo di accoglienza diffusa in piccole strutture è un modello virtuoso ed efficace per creare vera integrazione in un contesto in cui – e lo scrive anche il Governo nero su bianco nel DEF – abbiamo bisogno di un’immigrazione gestita correttamente per sostenere la nostra economia.
Gli Enti Locali sono il primo presidio nella gestione delle politiche migratorie che hanno evidenti impatti sui territori: i sindaci, gli amministratori locali vanno coinvolti e ascoltati, non certo ostacolati con misure propagandistiche che generano solo insicurezza e caos. Non è possibile scaricare su di loro tutte le incombenze e responsabilità e aver cancellato la protezione aggiuntiva, come effetto pratico, non produrrà una diminuzione degli sbarchi, né un aumento dei rimpatri e neppure una gestione efficace dell’accoglienza. Servirebbe, invece, investire per potenziare la rete Sai e quella di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati che rischia di mettere in crisi i bilanci dei Comuni.
Purtroppo con il “Decreto Cutro“, più che affrontare la questione migratoria in modo strutturale, più che ascoltare l’appello degli amministratori delle città italiane a gestire il fenomeno, applicando le norme ad oggi vigenti sul sistema di accoglienza e integrazione, il Governo ha imposto misure identitarie dannose e disumane per creare un’emergenza redditizia in termini elettorali, alimentando paure e allarmismi.