Indagine sulle professioni sanitarie

Presentato il documento sull’indagine sul riordino delle professioni sanitarie: poste le basi per arginare la crisi del comparto della sanità.

Giovedì 10 aprile sono intervenuta, a nome del Partito Democratico, all’iniziativa di restituzione pubblica degli esiti del documento relativo all’indagine conoscitiva in materia di riordino delle professioni sanitarie, approvato dalla Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati. Si tratta di un esempio di come una buona politica, senza pregiudizi, riesca ad operare una positiva e propositiva sintesi, in grado di indicare soluzioni valide ed efficaci. In questo caso, abbiamo dato una prima risposta a uno dei principali problemi del nostro servizio sanitario nazionale, che riguarda la situazione critica in cui versano professionisti e operatori della salute.

Il contributo del Partito Democratico

Il Partito Democratico ha contribuito in modo importante all’ elaborazione del documento conclusivo. Un lavoro che ha consentito di non votare contro il documento, ma di astenerci, condividendone l’impianto senza rinunciare al nostro diritto di fare alcune sottolineature critiche. Il documento, infatti, non riporta alcuna riflessione sullo stato del sistema sanitario nazionale e sul suo definanziamento, che necessita oggi di un deciso intervento di manutenzione straordinaria. Infatti, vengono elencati, già nelle prime righe, le cause strutturali che hanno contribuito alla carenza di personale, alla scarsa attrattività delle professioni sanitarie e alla crescita del lavoro precario, lasciando però intendere come il Governo attualmente in carica non abbia alcuna responsabilità: nel mio intervento, ho sottolineato, invece, come siamo al minimo storico circa il finanziamento del sistema sanitario nazionale, come il piano straordinario di assunzioni annunciato dal Ministro Schillaci non abbia mai visto la luce e come il decreto per abbattere le liste di attesa abbia fallito.

Il documento

Tornando al testo – e stando al merito delle professioni sanitarie – vengono recepite ed elaborate le indicazioni provenienti dall’ampia consultazione delle rappresentanze ordinistiche, professionali, scientifiche e sindacali dei professionisti della salute, nonché degli esperti del settore: abbiamo così posto le basi per arginare la crisi attuale che investe il comparto della sanità, provando a invertire la marcia e avviando una nuova stagione di riforme per uscire dalla crisi nel tempo più rapido possibile. Senza risposte urgenti e positive, a partire dalle retribuzioni e dalle condizioni contrattuali, infatti, non si fermerà la fuga dalla professione infermieristica e dalle specializzazioni mediche più centrali e strategiche. Senza interventi immediati ed efficaci proseguiranno l’emigrazione di nostri professionisti della salute, formati a spese dello Stato, verso altri Paesi, così come le dimissioni precoci, il passaggio alla sanità privata o addirittura la scelta di un altro lavoro. Va nella giusta direzione, poi, l’indicazione del concetto di salute anche come benessere biopsicosociale: questo apre la strada a iniziative più efficaci di contrasto al disagio psicologico, specie tra le giovani generazioni, a partire dall’istituzione della figura dello psicologo di base, su cui tutta la Commissione Affari Sociali ha da tempo trovato un orientamento unanime, così come nel potenziamento dell’intervento sociosanitario attraverso la valorizzazione del ruolo del servizio sociale professionale nelle Aziende sanitarie. Importante è anche lavorare seriamente al grave stato di carenza dei servizi di riabilitazione, valorizzando la preziosa figura degli OSS, ma anche dei fisioterapisti.

Una visione unitaria e strategica

Abbiamo provato a creare le basi per una riforma delle professioni sanitarie che ha bisogno di una visione unitaria strategica, di un quadro di insieme che dia seguito alla grande stagione delle riforme risalente al Governo Prodi. Al netto della necessità di attese riforme normative, il documento stesso esplicita l’urgenza di intervenire sulle retribuzioni del personale, che oggi è una delle cause maggiori della crisi del settore: i trattamenti economici riservati al personale sanitario non sono assolutamente in linea con degli altri Paesi dell’area OCSE e sono inversamente proporzionali alle responsabilità e alle competenze professionali. Deve essere chiaro a tutti che il finanziamento pubblico in sanità non è un costo, ma un investimento e in questo necessario incremento di risorse la voce di spesa relativa al personale deve avere la giusta attenzione. Senza personale – al quale ogni giorno dobbiamo rivolgere il nostro plauso – non saremo in grado di mantenere il sistema sanitario nazionale, di cui loro rappresentano anima e cuore. Ormai è ampiamente dimostrato che ogni euro speso in sanità è un euro investito nella crescita economia, nell’equilibrio e nel progresso sociale. Purtroppo, il Governo Meloni non sta andando in questa direzione e sostanzialmente sta definanziando il sistema sanitario nazionale. Per questo continueremo la nostra iniziativa parlamentare per la difesa ed il potenziamento del nostro sistema sanitario nazionale, che è stato ed è la più profonda riforma mai realizzata nella storia del Paese.