Enti locali a rischio default
Legge di Bilancio: enti locali a rischio “default” e servizi per i cittadini a rischio chiusura: l’allarme di tanti amministratori locali.
Sto raccogliendo in queste ore numerosi appelli di sindaci e amministratori locali. Evidenziano, con grande preoccupazione, le criticità legate alla prima lettura del testo della Legge di Bilancio per quanto riguarda gli enti locali.
La Legge di Bilancio, nella versione appena depositata alla Camera, conferma amaramente tutte queste preoccupazioni, essendo costruita quasi interamente sulle spalle degli enti locali. Questo serve per scaricare i costi, in ultima istanza, sui cittadini, come ha giustamente rilevato ALI – la Lega Autonomie Locali. I tagli agli enti locali vedono numeri pesantissimi e non solo per l’anno prossimo, ma sull’intero triennio: parliamo di 4 miliardi, di cui 570 milioni per il 2025. Per i soli Comuni, considerando anche il taglio alle spese per investimenti, si tratta di oltre 1 miliardo e mezzo di risorse in meno. Una scelta indegna, che si aggiunge ai tagli delle manovre precedenti e che, peraltro, presenta ulteriori criticità: non è ancora chiaro, infatti, quali saranno gli effetti dei tagli ai Ministeri, considerato che anch’essi potranno ricadere nuovamente sugli enti locali.
Ma non ci sono solo i tagli per dare un giudizio allarmante sulla situazione. Se sarà confermato il limite del blocco sul turnover al 75% delle assunzioni, per esempio, oltre a penalizzare chi ora dispone di poco personale – e sappiamo benissimo che nei piccoli Comuni già oggi un’unica figura è spesso chiamata a occuparsi di più settori – questo spingerà necessariamente all’esternalizzazione delle gestioni: un ulteriore e pesante indebolimento delle pubbliche amministrazioni sul fronte dell’efficienza e dell’innovazione.
Tra le misure più più gravi, troviamo poi il taglio del fondo per le piccole opere comunali, la riduzione dei contributi per investimenti in rigenerazione urbana e progettazione, il ridimensionamento del “Programma nazionale per la qualità dell’abitare”. A partire dal 2029, inoltre, il fondo per investimenti a favore dei Comuni subirà la drastica riduzione di 2,1 miliardi di euro all’anno, così come il fondo destinato alla messa in sicurezza di edifici pubblici, con una riduzione di 30 milioni nel 2025.
Come ex sindaca, posso dire chiaramente che siamo arrivati a un punto di non ritorno rispetto alla tenuta dei conti pubblici. Punto di non ritorno che, nei fatti, si traduce nella speranza che il personale residuo si licenzi, per poter chiudere i servizi, nell’impossibilità per i Comuni di definire il bilancio. A farne le spese, ovviamente, saranno i territori più in difficoltà e i cittadini più deboli. Appoggeremo e rilanceremo con forza, dunque, in sede di discussione parlamentare, ogni iniziativa per provare a fermare l’ennesimo scempio compiuto da questo governo.