Il rischio di povertà in Europa
Il rischio di povertà in Europa nei dati Eurostat.
La Regione Emilia-Romagna, insieme alla Provincia Autonoma di Bolzano, è la sola area in Italia – e tra le poche nell’intera Europa – che vede meno del 10% della popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale.
È quanto emerge dal rapporto Eurostat “People at risk of poverty or social exclusion”, che rappresenta un quadro nel complesso molto preoccupante, che assume toni drammatici per quanto riguarda il nostro Paese.
Nel 2023, oltre il 21% della popolazione dell’UE, ossia circa 94,6 milioni di persone, era a rischio di povertà o di esclusione sociale. Di queste, ben 13,4 milioni sono italiani, vale a dire il 22,8% della popolazione.
In generale, per quanto riguarda il nostro Paese, si registra un’evidente spaccatura, tra le aree del Nord e quelle del Meridione. Merita un’attenzione particolare la situazione della Calabria, che i dati indicano come la regione europea con il più alto tasso di povertà in assoluto. Alcune categorie, inoltre, sono ovviamente più esposte di altre e non occorre essere indovini per capire quali: il rischio, infatti, risulta maggiore per le donne, per i giovani adulti di età compresa tra i 18 e i 24 anni, per le persone con un basso livello di istruzione e per quelle disoccupate.
Come emiliana potrei anche guardare con soddisfazione a questi dati, che testimoniano come l’impegno messo in campo in questi anni nella mia Regione – da parte di cittadini, imprese, attività, famiglie e Istituzioni – abbia dato frutti importanti, rendendo l’Emilia-Romagna, nonostante tutte le situazioni emergenziali vissute, una tra le aree più dinamiche, attrattive e socialmente avanzate dell’intero continente.
Da cittadina italiana, però, è enorme la preoccupazione per il quadro che emerge rispetto alla nostra realtà. Un quadro in cui ora andranno a innestarsi le riforme dell’autonomia differenziata. Uno sconcertante disegno di legge portato avanti da Governo e da maggioranza, che non farà altro che affossare definitivamente una buona metà del Paese e contro il quale occorre una mobilitazione generale per la sua abrogazione in sede referendaria.
Questo è il Paese reale, ignorato ovviamente dalla propaganda governativa.