A proposito di Bibbiano
Andrea Carletti, ex sindaco di Bibbiano, esce dal processo “Angeli e Demoni”: una vicenda di indegno sciacallaggio umano e politico.
L’ex sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti, esce definitivamente dal processo “Angeli e demoni”. L’abrogazione del reato di abuso d’ufficio è solo la “forma” con cui si mette la parola fine sul procedimento giudiziario che lo riguardava, rispetto a una posizione che, in ogni caso, era da tempo già priva di ogni fondamento.
Esprimo dunque due considerazioni. La prima è di natura personale, perché in tutti questi anni non ho mai fatto mancare la mia vicinanza ad Andrea: un bravo amministratore, ma, soprattutto una persona onesta, leale, corretta e trasparente, che ha subito una gogna politica e mediatica impressionante, che gli ha causato una sofferenza umana molto pesante da sopportare, ma che, pure, lui ha saputo affrontare a testa alta, con grande coraggio e dignità, anche grazie al supporto dell’intera comunità di Bibbiano, che è rimasta sempre molto compatta al suo fianco.
La seconda è invece e necessariamente politica, perché i contorni di questa vicenda, fin dall’inizio, hanno visto prevalere toni di grande squallore. Chi sono stati i responsabili di questa sconcertante operazione di sciacallaggio umano e politico lo sappiamo bene: i loro nomi e le loro facce sorridenti sotto i cartelli stradali di Bibbiano sono tutti lì, ancora in fila, sul web. Le loro azioni hanno immediatamente pagato in termini elettorali, a scapito delle persone e della credibilità della rete dei servizi, gettando fango su uomini, donne, amministratori innocenti, screditando l’istituto dell’affido, banalizzando la generosità della famiglie che accolgono, ridicolizzando le istituzioni, infangando il lavoro di tanti professionisti e professioniste, in un furore ideologico in difesa di presunti diritti di adulti maltrattanti, da giustificare solo in quanto genitori.
Un circo indegno, prima di tutto per i cittadini e le cittadine bibbianesi dove, certamente, si faticherà a far rimarginare certe ferite. Resta un dato di fatto, che alla luce delle varie sentenze è inequivocabile e va al di là dell’amarezza di questo momento: ed è la constatazione, evidente, della profonda differenza che esiste tra chi, nonostante tutte le difficoltà, lavora per il bene di una comunità e chi, invece, è capace solo di speculare per un misero tornaconto personale.