Riconoscimento professionale degli OSS

“Operatori sociosanitari, al servizio delle persone”: il punto della situazione nel percorso di riconoscimento professionale in una conferenza stampa che ho promosso alla Camera dei Deputati.

Giovedì 3 ottobre, nella Sala Stampa della Camera dei Deputati, ho promosso una conferenza stampa per fare il punto della situazione nel percorso di riconoscimento professionale degli operatori sociosanitari.

Insieme a me, sono intervenuti l’On. Marco Furfaro, responsabile Welfare PD e  Capogruppo nella Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati, Antonio Squarcella, responsabile segreteria SHC, Saverio Proia, consulente, Angelo Minghetti, e Loredana Peretto, MIGEP, Giacomo Diotallevi, OSS, e Maria Luisa De Palo, Stati generali OSS.

La conferenza stampa è nata dalla volontà di dare la voce agli operatori sociosanitari e alle loro rappresentanze, che da tempo chiedono il riconoscimento della loro professionalità. Spesso si sottolinea – giustamente – la carenza numerica di medici e infermieri, ma raramente ci si occupa degli OSS, la cui presenza è centrale per il funzionamento di numerosi servizi alla persona, in luoghi di cura, dagli ospedali alle RSA, nelle scuole, nelle carceri, ma anche nell’ambito dell’assistenza domiciliare. Rispetto alle proposte di nuove professioni sanitarie promosse dal Governo, riteniamo più importante valorizzare le professioni già esistenti, che si prendono cura di noi, dai bambini agli anziani, con competenza e impegno, nonostante le basse retribuzioni e la mancanza di riconoscimento di una professione usurante. La valorizzazione degli OSS è un tassello importante nella difesa del sistema sanitario, argine indispensabile per la tenuta democratica e per la tutela del welfare di comunità. Per questo ho depositato una proposta di legge, a mia prima firma, per la necessaria valorizzazione della professione e per la definizione di un percorso di studi che preveda l’obbligo del diploma di scuola superiore, un percorso post diploma di almeno 1400 ore e una formazione continua: si tratta di requisiti che riteniamo fondamentali, anche perché parliamo di una figura occupazionale trasversale, cui garantire percorsi formativi uniformi sul territorio nazionale, per evitare disuguaglianze che rischiano di generare prestazioni meno professionali, a danno dei cittadini. Inoltre, ho presentato un ulteriore disegno di legge per istituire presso il Ministero della Salute un “Registro nazionale degli operatori sociosanitari”, con l’obiettivo di combattere i falsi diplomi e riconoscere la professionalità di chi si è correttamente formato. L’impegno è lavorare per garantire finalmente una piena dignità a questa professione, che anche durante il periodo pandemico, con un impegno instancabile, ha servito il Paese, con dedizione e consapevolezza.

“Questa iniziativa giunge proprio mentre Governo e Regioni approvano una riforma che riteniamo sbagliata, con l’introduzione del cosiddetto “assistente infermieristico”, una figura di cui non c’era bisogno, creata senza condivisione e concertazione con sindacati e associazione di categoria”, ha sottolineato Saverio Proia. “Il PD in questi anni ha lavorato per dare dignità a questa professione, inserendola giustamente tra quelle che concorrono al benessere delle persone e la risposta giusta alle varie criticità è inserita proprio nella proposta dell’On. Malavasi, sia per quanto riguarda il tema della retribuzione che sul percorso professionale. Perché pensare di abbassare la qualità della presenza OSS significa di fatto aumentare la mortalità negli ospedali”.

“Per noi questa conferenza stampa è un evento storico perché è la prima volta che gli OSS possono parlare”, ha spiegato Antonio Squarcella. “Anche per noi rappresentanti di categoria, non è semplice, infatti, tutelare una figura che ad oggi è spesso definita tuttofare. Auspichiamo, quindi, che ci possa essere una progressione professionale, alleggerendo al contempo le mansioni lavorative di un mestiere usurante, caratteristiche che non viene mai considerata. Occorre inoltre intervenire sulla disparità che intercorre tra OSS nel settore pubblico e quelli che operano nel privato, dove esiste un divario culturale, formativo e professionale, valorizzando la trasversalità di questa figura”. 

“Il nostro obiettivo”, ha detto Maria Luisa De Palo, “è di poter dare ai giovani la possibilità di scegliere questa professione, con la dignità necessaria perché noi OSS siamo le “mani” delle varie terapie. Oggi, per esempio, abbiamo situazioni drammatiche che vedono OSS lavorare a meno di sei euro l’ora. Occorre dunque arrivare a un percorso formativo univoco a livello nazionale, cui aggiungere un’eventuale specializzazione rispetto al singolo ambito di lavoro o di intervento, proprio per valorizzare le competenze e attrarre persone verso una professione preziosa”.

“Noi crediamo che tra le professioni legate alla sanità non ci debba essere competizione, ma collaborazione per dare al “sistema salute” la migliore risposta possibile e un’assistenza di qualità, come richiesto dai cittadini”, hanno aggiunto Loredana Peretto e Giacomo Diotallevi. “Tra le maggiori criticità, segnaliamo una profonda solitudine cui vanno spesso incontro gli OSS, l’abuso di professione, il frequente burnout dovuto a sovra o sottodimensionamento, la mancanza di formazione continua o di tutele legislative. Non possiamo più rimanere invisibili”.

“Il valore del nostro lavoro deve essere riconosciuto attraverso i diritti”, ha confermato Angelo Minghetti. “Anche per contrastare il sempre più frequente fenomeno dell’abbandono della professione. E l’assistente infermiere non è una risposta: è arrivato il momento di affrontare con determinazione le problematiche già illustrate dai miei colleghi. La carenza di personale non riguarda solo medici e infermieri: chiediamo dunque che l’iter della proposta di legge Malavasi venga finalmente calendarizzata”.

“La salute pubblica e il benessere dei cittadini sono due tra la maggiori sfide della contemporaneità”, ha concluso il collega On. Marco Furfaro. “Non ci possono essere cura e benessere per le persone se chi se ne deve occupare non è messo nella situazione di poterlo fare. Gli OSS, pertanto, non sono accessori, ma parte di un’equipe e svolgono un lavoro usurante che deve essere riconosciuto. Durante la pandemia il nostro sistema sociosanitario ha retto grazie agli operatori che hanno aiutato tante persone. Tra questi c’erano medici e infermieri, ma anche gli OSS, figure che purtroppo hanno basse retribuzioni, diversità contrattuali e condizioni di lavoro non ottimali perché non hanno un pieno riconoscimento professionale. Oltre alla proposta di legge abbiamo fatto approvare una risoluzione in Commissione Affari Sociali affinché venga subito istituito un tavolo tecnico tra il Governo e i rappresentanti OSS per dare ordine a questa professione e valorizzarla, perché abbiamo bisogno in questo momento di persone che aiutino a formare una comunità coesa, garantendo la salute e il benessere dei cittadini. In questo gli operatori sociosanitari sono fondamentali”.