Regione Emilia-Romagna al primo posto in Italia per gli standard di cura, ma situazione drammatica nel resto del Paese

Sanità, i dati del Ministero certificano la Regione Emilia-Romagna al primo posto in Italia per gli standard di cura: “Bene per la nostra Regione, ma il report fotografa una situazione drammatica nel resto del Paese”.

Da emiliana sono ovviamente felice che la mia Regione Emilia-Romagna sia quella che in Italia garantisce i migliori standard di cura, ma da cittadina italiana non posso che guardare con estrema preoccupazione al quadro generale sullo stato della nostra sanità che emerge dai dati e dalle valutazioni espresse dallo stesso Ministero della Salute che, come ogni anno, ha valuta l’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), ovvero delle prestazioni sanitarie che tutte le Regioni devono garantire.

Si tratta di una sorta di pagella per i vari servizi sanitari, che serve per identificare quali Regioni siano meritevoli di accedere alla quota di finanziamento premiale e quali, invece inadempienti e quindi sottoposte a piani di rientro che possono portare fino al commissariamento della stessa Regione. A fronte dei dati in merito all’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) – che devono essere garantiti dalla sanità pubblica – l’ulteriore analisi svolta dalla Fondazione GIMBE dimostra come la Regione Emilia-Romagna sia la migliore in Italia, precedendo Veneto e Toscana in base a una graduatoria stilata tenendo conto di ben 22 indicatori suddivisi in tre aree: prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera.

Purtroppo, a queste buone notizie per quanto riguarda l’Emilia-Romagna, fanno seguito dati estremamente allarmanti circa la frattura, ormai strutturale, tra Nord e Sud, che si amplia sia per il numero delle Regioni inadempienti – con l’Abruzzo che si aggiunge a quelle indicate dal precedente report – sia per riduzione dei punteggi LEA nella maggior parte delle Regioni del Mezzogiorno. Tutto questo mentre, come sappiamo, sta entrando in vigore la legge sull’autonomia differenziata, nella quale il Governo non ha nemmeno ritenuto necessario definire i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) sanitarie: è evidente che senza garantire e finanziare i LEP, una maggiore autonomia in ambito sanitario aggraverà ulteriormente questa frattura, compromettendo definitivamente il diritto all’uguaglianza dei cittadini nella tutela della propria salute.

Così, dove servirebbero maggiori investimenti per la difesa e il rilancio della sanità pubblica e perché siano garantiti uguali diritti in tutto il Paese, assistiamo invece all’esatto contrario, con un Governo che taglia le risorse pubbliche per puntare sulla sanità privata, di fatto abbandonando al loro destino una metà del Paese e milioni di cittadini.