In crescita disagio psicologico e ritiro sociale tra gli adolescenti: “Una situazione allarmante, cui il Governo non offre alcuna soluzione”

In crescita disagio psicologico e ritiro sociale tra gli adolescenti: “Una situazione allarmante, alla quale il Governo non offre alcuna soluzione”.

Leggo con preoccupazione i dati che emergono dalla relazione presentata dal Garante Emilia-Romagna per l’infanzia e l’adolescenza, Claudia Giudici: su scala regionale si segnalano un aumento dell’11,6% della popolazione minorile in carico ai servizi e oltre 750 casi riguardanti il ritiro sociale in adolescenza, con una specifica ricaduta per quel che riguarda l’abbandono scolastico, che coinvolge la metà circa di queste situazioni.

Stiamo parlando di numeri, ma dietro ad ognuno di questi ci sono ragazzi e ragazze in difficoltà e famiglie che vivono situazioni di grandi sofferenza, spesso in silenzio. Si tratta di situazioni che meritano un approfondimento e una riflessione che deve necessariamente portare all’attivazione di percorsi di sostegno. In Regione Emilia-Romagna, e nello specifico nel mio territorio reggiano, in questi anni ha fornito una buona risposta lo strumento dello sportello psicologico, diffusamente attivato nelle scuole. Tuttavia, davanti a un disagio crescente, frutto di molteplici cause, è ovvio che sarebbero necessarie ulteriori risorse e impegni. Purtroppo, anche da questo punto di vista, la risposta messa in campo dal Governo è assolutamente insufficiente.

Basti pensare alle oltre 400mila domande arrivate per il bonus psicologo: bisogna dire chiaramente che coloro che riusciranno ad ottenerlo saranno tra l’1,67 e il 5% dei richiedenti, dato che lo stanziamento è di soli 10 milioni e che l’importo, assegnato tramite ISEE, va dai 500 ai 1.500 euro. Si tratta di una quantità di risorse irrisorie, di fronte a tale richiesta, paragonata anche ai 25 milioni messi a disposizione dal Governo Draghi. Anche le proposte relative allo “psicologo di base”, nonostante il lavoro fatto, sono ferme per mancanza delle coperture. Le priorità sembrano dunque essere lo svilimento del servizio sanitario pubblico e la follia dell’autonomia differenziata, che andrà a colpire e a peggiorare ulteriormente anche queste situazioni.

Insomma, mentre famiglie, servizi ed enti locali cercano faticosamente di offrire comunque una risposta a questo tipo di crescente disagio, il Governo – per cui le fragilità sembrano solo costi da sostenere – se ne disinteressa, tra proposte di legge il cui iter è sempre rimandato e tagli indiscriminati alle risorse per salute e sociale.