Su Liceo Moro una risposta burocratica e nessuna condanna da parte del Ministro

Su Liceo Moro una risposta burocratica e nessuna condanna da parte del Ministro.

In merito alla gravissima vicenda della professoressa del Liceo Moro di Reggio Emilia, in Aula è giunta la solita risposta burocratica: sono stati presi provvedimenti corretti, certo, ma l’assenza di una sola parola di condanna da parte del Ministro Valditara lascia spazio a molti dubbi e aperta una ferita. Il dirigente scolastico della scuola Moro, professor Cenini, ha operato benissimo perché ha immediatamente stigmatizzato il comportamento della docente e benissimo si è comportato anche l’ufficio scolastico provinciale, avviando tutti i procedimenti necessari. Ma qui il punto non sono le sanzioni, ma una condanna politica e morale da parte del Ministro. Il suo silenzio – lui, sempre molto solerte nel prendere posizione contro fatti che, dal suo punto di vista, non rispettano i confini entro cui le scuole devono muoversi – è gravissimo.

Venerdì 14 giugno sono intervenuta in Aula per l’interpellanza urgente sul materiale didattico negazionista e revisionista distribuito al Liceo Moro di Reggio Emilia.

Riteniamo terribile aver distribuito materiale didattico che attacca l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, come se il suo vero obiettivo non fosse lo sviluppo sostenibile, ma la sottomissione dei popoli a presunti poteri forti, a partire dalle vaccinazioni forzate. Ma ancora peggio quello in cui si definisce la Resistenza un’invenzione, accompagnando il testo con una foto in bianco e nero di tre partigiane, definite tizie, la cui foto sarebbe costruita a tavolino, come se si dovesse raccontare una storia che non è mai esistita. Una vicenda che ha molto colpito tutta la comunità reggiana che ho l’onore di rappresentare in Parlamento. Il Ministro non sente il dovere di dire una parola a difesa dei valori costituenti? La nostra Costituzione è infatti il perimetro dei principi che dobbiamo insegnare ai nostri giovani e un docente ha il dovere di esercitare la propria missione educativa dentro i confini delle leggi dello stato e della nostra storia.

Ma c’è un altro elemento che colpisce e cioè la sproporzione che guida le azioni del Ministro, che ha una connotazione che è difficile non definire politica. Penso alla solerzia con cui il Ministro è intervenuto contro il dirigente scolastico della scuola Iqbhal di Pioltello – una solerzia che ha generato una grancassa mediatica che ha messo in pericolo il dirigente, che è stato minacciato – o quando il Ministro è intervenuto per censurare pubblicamente con toni intimidatori la lettera della dirigente del liceo Da Vinci di Firenze, senza una parola contro l’aggressione di Azione studentesca che aveva spinto la preside a promuovere quella riflessione. Quindi la politicizzazione per il Ministro si verifica solo quando si affrontano temi che non condivide? Valditara pare scegliere di volta in volta se una scuola merita o no la sua attenzione e quale tipo di attenzione.

Purtroppo, nessuno fino a pochi anni fa avrebbe avuto l’ardire di professare revisionismi pseudofascisti, ma oggi, evidentemente, si è creato un clima favorevole. Da un ministro della Repubblica che ha giurato sulla Costituzione, però, ci aspetteremmo una difesa delle radici democratiche del Paese, perché la memoria non è una camicia di forza, ma la chiave per guardare al futuro, lo strumento per insegnarci quali sono le parole che devono contare. Peccato che questa difesa non sia arrivata. In questa vicenda, nel silenzio del Ministro, desidero invece ringraziare, ancora una volta, gli studenti che hanno portato alla luce i fatti e il dirigente scolastico Daniele Cenini, per esservi immediatamente attivato, a tutela della scuola e, così facendo, della nostra intera comunità civile.