La battaglia contro il progetto di autonomia differenziata
Contro l’autonomia differenziata, un progetto che manda a rotoli l’unità d’Italia e i diritti dei cittadini.
Martedì 16 gennaio è iniziata, con le pregiudiziali di costituzionalità, la battaglia contro il provvedimento sull’autonomia differenziata di Calderoli.
Si tratta di un progetto che spaccherà in due l’Italia, allargando divari e disuguaglianze e questo significa minori servizi pubblici in ambiti essenziali della vita come sanità, istruzione e assistenza, con un pericoloso indebolimento e frammentazione delle politiche pubbliche. Soprattutto per quanto riguarda la sanità si rischia davvero di non garantire più i servizi minimi a milioni di cittadini.
I dati diffusi dalla Fondazione Gimbe, per esempio, sono eclatanti: è sempre più fuga per curarsi dal Sud al Nord, con la mobilità sanitaria interregionale che ha raggiunto un valore di 4,25 miliardi di euro. A questo si aggiunge che oltre 1 euro su 2 speso per ricoveri e prestazioni specialistiche finisce nelle casse del privato: esattamente 1.727,5 milioni di euro (54,6%), rispetto a 1.433,4 milioni (45,4%) delle strutture pubbliche. Sono dati sconcertanti che dovrebbero suggerire al Governo di fermarsi, impedendo che le grandi diseguaglianze nell’offerta di servizi sanitari tra le varie Regioni e, soprattutto, tra il Nord e il Sud del Paese, crescano. Il gap strutturale è destinato ad aggravarsi con l’autonomia differenziata, che in sanità legittimerà normativamente il divario.
La tutela della salute va espunta dalle materie su cui le Regioni possono chiedere maggiori autonomie: il Governo non lavori per accrescere le inaccettabili diseguaglianze nell’esigibilità del diritto costituzionale alla salute.