“DDL anziani”: servono più risorse, la nostra astensione non è una delega in bianco
Martedì 21 marzo sono intervenuta alla Camera in dichiarazione di voto finale del Partito Democratico sul DDL Anziani (“Deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane“), annunciando il nostro voto di astensione.
Questa legge nasce da una proposta approvata dal governo Draghi e con l’apporto fondamentale dei ministri Speranza e Orlando a cui va il nostro ringraziamento. La riteniamo una legge di civiltà e di maturità a cui ha dato un contributo fondamentale il Partito Democratico, che ha sempre difeso la cultura del welfare pubblico, della cura, dell’assistenza e del diritto a una vita dignitosa in ogni età della vita, una cultura del rispetto che trae origine e nutrimento dalla nostra Costituzione. Papa Francesco ha detto che un Paese si giudica da come gli anziani vengono trattati e da quale posto riserviamo loro nella nostra società ed è importante garantire la presa in carico della condizione di fragilità delle persone anziane in una cornice più generale di norme a tutela di tutti coloro che si trovano in una condizione di non autosufficienza che riguarda milioni di persone.
Una riforma così importante deve prevedere una vera integrazione tra il Servizio Sanitario Nazionale, il sistema sociale e quello socioassistenziale per rimettere al centro il diritto alla cura per tutti e garantire le stesse prestazioni in tutto il territorio nazionale, superando divari e ingiustizie. Purtroppo in questo disegno di legge manca la definizione della platea delle persone a cui ci rivolgiamo, mancano le risorse – una riforma di questo tipo non si può fare a risorse invariate – manca il riconoscimento della figura del caregiver, manca il riconoscimento del lavoro di cura e del valore della cura, mancano criteri chiari per l’accreditamento di soggetti publici e privati, terzo settore compreso, che erogano servizi domiciliari di cura e assistenza, manca una definizione dei livelli essenziali delle prestazioni.
Avremmo certamente preferito un confronto tra maggioranza e opposizione anche per apportare qualche miglioria che riteniamo necessaria, ma non c’è stata alcuna apertura e questo non è un buon modo di lavorare. Il nostro voto di astensione non significa “nessuna delega in bianco”, dunque, ma una vigilanza ferrea: ci saremo per dare il nostro contributo per una buona attuazione ai principi della delega e per verificare che ci siano le risorse necessarie e garantire l’uniformità e l’universalità dei diritti e l’unità del Paese.